A 90 anni dalla fondazione della III Internazionale
Vladimir Lenin (1919)
Scritto il 15 aprile 1919
pubblicato da “L’Ordine Nuovo” il 27 dicembre 1919
Si ringrazia Antonio Maggio – Primo Maggio
Gli imperialisti dei paesi dell'”Intesa” bloccano la Russia, mirano a isolare, come un focolaio d’infezione, la repubblica sovietica dal mondo capitalistico. Questa gente, che si gloria del “democratismo” delle sue istituzioni, è talmente accecata dall’odio contro la repubblica sovietica, che non si accorge neppure di coprirsi di ridicolo. Pensate: i paesi più avanzati, più civili e più “democratici”, che sono armati fino ai denti e, dal punto di vista militare dominano, soli, su tutta la terra, temono come il fuoco il contagio ideologico proveniente da un paese in rovina, affamato, arretrato e, secondo le loro affermazioni, perfino semiselvaggio!
Questa sola contraddizione apre gli occhi alle masse lavoratrici di tutti i paesi e contribuisce a smascherare l’ipocrisia degli imperialisti Clemenceau, Lloyd George, Wilson e dei loro governi.
Ma non ci aiuta soltanto il fatto che i capitalisti sono accecati dal loro odio contro i soviet; ci aiutano anche i loro dissidi interni, che li spingono a farsi reciprocamente lo sgambetto. I capitalisti, che temono più di ogni altra cosa la diffusione di informazioni veritiere sulla repubblica sovietica e, in particolare, la diffusione dei suoi documenti ufficiali, hanno stretto fra loro una vera e propria congiura del silenzio. Ciò nonostante, l’organo principale della borghesia francese, Le Temps, ha pubblicato una notizia sulla fondazione a Mosca della III Internazionale comunista.
Per questa pubblicazione, esprimiamo all’organo principale della borghesia francese, a questo corifeo dello sciovinismo e dell’ imperialismo francese, i nostri più rispettosi ringraziamenti. Siamo pronti a inviare a Le Temps un messaggio solenne con l’espressione della nostra riconoscenza per l’aiuto intelligente e proficuo che esso ci dà. Dal modo come “Le Temps” ha redatto la sua informazione basandosi sulla nostra radio, si scorge con la più grande chiarezza quali sono i motivi che hanno ispirato quest’organo del sacco di scudi. Ila voluto dare un colpo di spillo a Wilson, pungerlo un po’: guardate con che razza di gente volete mettervi a trattare! Questi sapientoni che scrivono per ordine del sacco di scudi, non si accorgono che il loro tentativo di servirsi dei bolscevichi per spaventare Wilson si trasforma, davanti alle masse lavoratrici, in pubblicità per i bolscevichi. Ancora una volta: i nostri più rispettosi ringraziamenti all’organo dei milionari francesi!
La fondazione della III Internazionale è avvenuta in una situazione mondiale tale che nessuna proibizione, nessuna piccola e misera astuzia degli imperialisti “dell’Intesa” o dei servi del capitalismo, come gli Scheidemann in Germania, i Renner in Austria, riesce a impedire che la notizia della nascita di questa Internazionale e la simpatia per essa si diffondano fra la classe operaia del mondo intero. Questa situazione è stata creata dalla rivoluzione proletaria, che si sviluppa manifestamente dappertutto, non giorno per giorno, ma ora per ora. Questa situazione è stata creata tra le masse lavoratrici dal movimento sovietico, il quale ha già conquistato una forza tale che è diventato effettivamente internazionale.
La I Internazionale (1864-1872) aveva posto le fondamenta dell’organizzazione internazionale degli operai per la preparazione del loro assalto rivoluzionario contro il capitale. La II Internazionale (1889-1914) è stata l’organizzazione internazionale del movimento proletario che si sviluppava in estensione, non senza un temporaneo abbassamento del livello rivoluzionario, non senza un temporaneo rafforzamento dell’opportunismo, ciò che, alla fine, ha condotto al vergognoso crollo di questa Internazionale.
La III Internazionale è stata creata di fatto nel 1918, quando il processo di molti anni di lotta contro l’opportunismo e contro il socialsciovinismo, particolarmente durante la guerra, ha condotto alla formazione dei partiti comunisti in parecchie nazioni. Formalmente la III Internazionale è stata fondata al suo primo congresso, nel marzo 1919, a Mosca. E il tratto più caratteristico di questa Internazionale, il compito a cui era chiamata – applicare, tradurre in pratica i principi del marxismo e attuare i secolari ideali del socialismo e del movimento operaio – questo tratto caratteristico della III Internazionale è subito venuto alla luce nel fatto che la nuova, la terza “Associazione internazionale degli operai”, già oggi coincide, in una certa misura, con l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche.
La I Internazionale pose le fondamenta per la lotta proletaria internazionale per il socialismo.
La II Internazionale è stata l’epoca della preparazione del terreno per una larga diffusione di massa del movimento in un buon numero di paesi.
La III Internazionale ha colto i frutti dell’attività della II Internazionale, ne ha tolto via il sudiciume opportunista, socialsciovinista borghese e piccolo-borghese e ha incominciato ad attuare la
dittatura del proletariato.
L’unione internazionale dei partiti che dirigono il movimento più rivoluzionario del mondo, il movimento del proletariato per l’abbattimento del giogo del capitale, ha oggi un fondamento solido come nessun altro mai: un certo numero di repubbliche sovietiche che impersonano, su scala internazionale, la dittatura del proletariato, la sua vittoria sul capitalismo.
L’importanza storica mondiale della III Internazionale, dell’Internazionale comunista, sta nell’aver incominciato a tradurre in pratica la più grande parola d’ordine di Marx, la parola d’ordine che riassume il secolare sviluppo del socialismo e del movimento operaio, la parola d’ordine che si esprime nel concetto di dittatura del proletariato.
Questa geniale previsione, questa geniale teoria diventa realtà.
Oggi queste parole latine sono tradotte in tutte le lingue nazionali dell’Europa moderna, anzi, in tutte le lingue del mondo.
E’ incominciata una nuova epoca della storia mondiale.
Il genere umano si libera dall’ultima forma di schiavitù: la schiavitù capitalistica o schiavitù salariata.
Liberandosi dalla schiavitù, il genere umano passa per la prima volta alla libertà effettiva.
Come è potuto accadere che il primo paese che ha attuato la dittatura del proletariato, organizzato una repubblica sovietica, sia stato uno dei paesi europei più arretrati? Non sbaglieremo dicendo che appunto questa contraddizione tra l’arretratezza della Russia e il suo “salto” oltre la democrazia borghese, verso la forma più alta della democrazia, la democrazia sovietica o proletaria, appunto questa contraddizione è stata una delle ragioni (insieme alla pressione delle abitudini opportuniste e dei pregiudizi filistei che pesano sulla maggioranza dei capi del socialismo) che hanno in modo particolare ostacolato o rallentato in Occidente la comprensione della funzione dei soviet.
Le masse operaie hanno capito istintivamente, in tutto il mondo, il significato dei soviet, come strumento per la lotta del proletariato e come forma dello Stato proletario. Ma i “capi” corrotti dall’ opportunismo continuavano e continuano ad adorare la democrazia borghese, chiamandola “democrazia” in generale.
C’è forse da stupirsi se l’attuazione della dittatura del proletariato ha mostrato prima di tutto la “contraddizione” tra l’arretratezza della Russia e il suo “salto” oltre la democrazia borghese? Ci sarebbe invece da stupirsi se la nuova forma di democrazia ci fosse stata regalata dalla storia senza una serie di contraddizioni.
Qualsiasi marxista, anzi, chiunque conosca la scienza moderna in generale, se gli vien posto il quesito: “E’ probabile che il passaggio dei diversi paesi capitalistici alla dittatura del proletariato avvenga in modo regolare, armonico e proporzionato?”, darà indubbiamente ‘una risposta negativa. Nel mondo capitalistico non vi sono mai state e non possono esserci né regolarità, né armonia, né proporzione. Ogni paese ha sviluppato con particolare rilievo ora uno, ora un altro lato o carattere o gruppo di particolarità del capitalismo e del movimento operaio. Il processo di sviluppo è avvenuto in modo ineguale.
Quando la Francia fece la sua grande rivoluzione borghese destando a nuova vita storica tutto il continente europeo, l’Inghilterra si trovò alla testa della coalizione controrivoluzionaria, pur essendo nello stesso tempo molto più sviluppata della Francia dal punto di vista capitalistico. E il movimento operaio inglese di quel tempo anticipava genialmente parecchi aspetti del futuro marxismo.
Quando l’Inghilterra diede al mondo il primo vasto movimento proletario rivoluzionario, effettivamente di massa, politicamente definito, il cartismo, sul continente europeo avvennero, nella maggior parte dei casi, deboli rivoluzioni borghesi, ma in Francia si accese la prima grande guerra civile tra il proletariato e la borghesia. La borghesia sconfisse i vari reparti nazionali del proletariato singolarmente, e nei diversi paesi in vari modi.
L’Inghilterra ha fornito il modello di un paese nel quale, secondo l’espressione di Engels, la borghesia, accanto all’aristocrazia imborghesita, ha creato l’aristocrazia operaia più imborghesita. Il paese capitalistico più progredito si dimostrava in ritardo di parecchi decenni dal punto di vista della lotta rivoluzionaria del proletariato. E la Francia sembrava avesse esaurito le forze del proletariato nelle due eroiche insurrezioni della classe operaia contro la borghesia nel 1848 e 1871, le quali hanno dato un contributo immenso alla storia mondiale. In seguito, dopo il 1970, l’egemonia nell’Internazionale del movimento operaio passò alla Germania, la quale allora era economicamente in ritardo rispetto sia all’Inghilterra che alla Francia. E quando la Germania sorpassò nel campo economico entrambi questi paesi, e cioè all’inizio del secondo decennio del secolo XX, alla testa del partito operaio marxista della Germania, che serviva da modello a tutto il mondo, si trovò un gruppo di perfetti mascalzoni formato dalle più luride canaglie vendute ai capitalisti, – da Scheidemann e Noske a David e Legien – questi ripugnanti carnefici passati dalle file operaie al servizio della monarchia e della borghesia controrivoluzionaria.
La storia mondiale procede inflessibilmente verso la dittatura del proletariato, ma segue vie tutt’altro che piane, facili, dirette. Quando Karl Kautsky era ancora un marxista e non quel rinnegato del marxismo che è divenuto quando si è messo a propugnare l’unità con gli Schedeimann e la democrazia borghese contro la democrazia sovietica o proletaria, proprio al principio del secolo XX egli scrisse un articolo: Gli slavi e la rivoluzione. In quest’articolo descriveva le condizioni storiche che facevano pensare alla possibilità che l’egemonia del movimento rivoluzionario internazionale passasse agli slavi.
Così è avvenuto. Per un certo tempo -soltanto per un breve periodo di tempo, s’intende- l’egemonia nell’Internazionale rivoluzionaria proletaria è passata ai russi, come in diversi periodi del secolo XIX era stata degli inglesi, poi dei francesi e in seguito dei tedeschi.
Ho già avuto occasione di dire: per i russi, in confronto ai paesi avanzati , è stato più facile iniziare la grande rivoluzione proletaria; ma sarà per essi più difficile continuarla e condurla sino alla vittoria definitiva, cioè alla completa organizzazione della società socialista.
Per noi è stato più facile incominciare anzitutto perché l’arretratezza politica eccezionale, rispetto all’Europa del secolo XX, della monarchia zarista ha dato una forza eccezionale all’assalto rivoluzionario delle masse. In secondo luogo, l’arretratezza della Russia ha fuso in modo originale la rivoluzione proletaria contro la borghesia con la rivoluzione contadina contro i grandi proprietari fondiari. Nell’Ottobre 1917 abbiamo incominciato da questo, e non avremmo vinto allora così facilmente se non avessimo così incominciato. Fin dal 1856, a proposito della Prussia, Marx rilevava la possibilità di una combinazione originale della rivoluzione proletaria con la guerra dei contadini. I bolscevichi, dall’inizio del 1905, propugnarono l’idea della dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. In terzo luogo, la rivoluzione del 1905 contribuì immensamente all’educazione politica delle masse degli operai e dei contadini, tanto nel senso della conoscenza dell'”ultima parola” deI socialismo occidentale da parte della loro avanguardia, quanto nel senso dell’azione rivoluzionaria delle masse. Senza una “prova generale” come quella del 1905, le rivoluzioni del 1917 -la rivoluzione borghese di febbraio come la rivoluzione proletaria di ottobre- non sarebbero state possibili. In quarto luogo, le condizioni geografiche permettevano alla Russia di resistere più a lungo degli altri paesi contro la preponderanza esterna dei paesi capitalistici progrediti. In quinto luogo, l’atteggiamento originale del proletariato verso i contadini facilitava il passaggio, dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista, favoriva l’influenza dei proletari della città sugli strati semiproletari, sugli strati poveri della popolazione della campagna. In sesto luogo, la lunga scuola degli scioperi e l’esperienza del movimento di massa dei proletari europei, in una situazione profondamente rivoluzionaria e che si acutizzava con rapidità, hanno facilitato la nascita di una forma di organizzazione proletaria rivoluzionaria originale come i soviet.
Questo elenco, si capisce, non è completo. Ma per ora possiamo limitarci ad esso.
La democrazia sovietica o proletaria è nata in Russia. Rispetto alla Comune di Parigi si è fatto un secondo progresso d’importanza storica mondiale. La repubblica sovietica proletaria e contadina è la prima durevole repubblica socialista del mondo. Ormai, come nuovo tipo di Stato, essa non può più morire. Già oggi essa non è più sola.
Per continuare il lavoro di edificazione del socialismo e per condurlo a termine ci vuole ancora moltissimo. Le repubbliche sovietiche nei paesi culturalmente più sviluppati, dove il peso e l’influenza del proletariato sono maggiori, hanno tutte le probabilità di superare la Russia, quando si metteranno sulla via della dittatura del proletariato.
Ora la fallita II Internazionale si estingue e imputridisce ancor prima di morire. In pratica essa fa la parte del lacchè della borghesia internazionale. E’ una vera e propria Internazionale gialla. I suoi maggiori capi ideologici, del genere di Kautsky, esaltano la democrazia borghese, chiamandola “democrazia” in generale, oppure -e questo è ancora più sciocco e grossolano- “democrazia pura”. La democrazia borghese ha fatto il suo tempo, come ha fatto il suo tempo la II Internazionale, la quale ha svolto un lavoro storicamente necessario e utile quando si trattava di preparare le masse operaie nel quadro di questa democrazia borghese.
La più democratica delle repubbliche borghesi non è mai stata altro, e non poteva essere altro, che una macchina per l’oppressione capitalistica dei lavoratori, uno strumento del potere politico del capitale, la dittatura della borghesia. La repubblica democratica borghese prometteva il potere alla maggioranza, proclamava il potere della maggioranza, ma non ha mai potuto attuarlo, data l’esistenza della proprietà privata della terra e degli altri mezzi di produzione.
La “libertà” nella repubblica democratica borghese era, di fatto, la libertà per i ricchi. I proletari e i contadini lavoratori potevano e dovevano servirsene al fine di preparare le loro forze per abbattere il capitale, per superare la democrazia borghese; ma, di regola, le masse lavoratrici, sotto il capitalismo, non potevano utilizzare effettivamente la democrazia.
Per la prima volta nel mondo la democrazia sovietica o proletaria ha creato la democrazia per le masse, per i lavoratori, per gli operai e per i contadini.
Non c’era mai stato al mondo un simile potere statale della maggioranza della popolazione, un potere effettivo di questa maggioranza, come è il potere sovietico.
Esso soffoca la libertà degli sfruttatori e dei loro accoliti, strappa loro la “libertà” di sfruttare, la “libertà” di speculare sulla fame, la “libertà” di lottare per la restaurazione del potere deI capitale, la “libertà” di un’intesa con la borghesia straniera contro gli operai e i contadini del loro paese.
I Kautsky difendano pure una simile libertà. Per farlo bisogna essere un rinnegato del marxismo, un rinnegato del socialismo. Il fallimento dei capi teorici della II Internazionale come Hilferding e Kautsky, trova l’espressione più chiara nella loro completa incapacità di comprendere il significato della democrazia sovietica o proletaria, il rapporto che intercorre tra essa e la Comune di Parigi, la sua posizione storica, la sua necessità come forma della dittatura del proletariato.
Nel n. 74 del giornale Die Freiheit (La libertà), organo della socialdemocrazia tedesca “indipendente” (leggi: piccolo- borghese, filistea), l’11 febbraio 1919 è apparso un appello: Al proletariato rivoluzionario della Germania.
Quest’appello è firmato dalla Direzione del partito e da tutto il suo gruppo all'”Assemblea nazionale”, la “Costituente” tedesca.
Quest’appello accusa gli Scheidemann di voler eliminare i Consigli e propone –senza scherzi!- di combinare i Consigli cori la “Costituente”, di dare ai Consigli certi diritti statali, un certo posto nella Costituzione.
Conciliare, unificare la dittatura della borghesia con la dittatura del proletariato! Come è semplice! Che idea geniale da filistei!
Peccato che essa sia già stata sperimentata in Russia al tempo di Kerenski, dai menscevichi e dai socialisti-rivoluzionari uniti, (la questi democratici piccolo-borghesi che immaginano di essere dei socialisti.
Chi, leggendo Marx, non ha capito che nella società capitalistica, in ogni momento grave, in ogni serio conflitto tra le classi è possibile soltanto o la dittatura della borghesia o la dittatura del proletariato, non ha capito niente né della dottrina economica, né della dottrina politica di Marx.
Ma la geniale idea filistea di Hilferding, di Kautsky e soci, l’idea di una pacifica combinazione della dittatura della borghesia con la dittatura del proletariato; esige un esame speciale, se si vuol dar fondo agli assurdi economici e politici accumulati in questo notevolissimo e comicissimo appello dell’11 febbraio. Converrà rinviare questo esame a un altro articolo.
Lenin, 15 aprile 1919