La sinistra invertebrata: (critica al bassismo)
Quando si avvicinano le elezioni, sui giornali di sinistra, il Manifesto sopratutto, ma anche su Liberazione, riemerge il bassismo, così ci tocca leggere i soliti appelli al” variegato popolo di sinistra”, con lo scopo di: “ ricostruire una sinistra dal basso”. Il bassismo, più che un’ideologia politica, è uno stile di propaganda elettorale e di conseguenza un linguaggio a cui ricorrono un po’ tutti: intellettuali sinistrorsi, politicanti in carriera e giornalisti catto-comunisti dalla penna suadente. Accade perciò cha parecchi bravi compagni di sinistra, ma un po’ imbranati, si bevono come se nulla fosse, le solite cazzate più che ventennali.
Il ”discorso” bassista sa presentarsi in modi diversi: appello, analisi politica, editoriale, lettera aperta, invito, pubblica denuncia, raccolta firme, intervista, inchiesta, e annuncio pubblicitario; praticamente tutte le forme giornalistico- letterarie esistenti e possibili, tanto che può essere bassista un’intera pubblicazione; dalla prima all’ultima pagina. Occorre inoltre aggiungere che gli elementi bassistici presenti in un”pezzo” non sono quasi mai gli stessi variando d’intensità a seconda della tipologia del bersaglio che si vuole colpire: pacifisti,operai, radical –snob, ecologisti, ex comunisti, anarcoidi, giovani ecc. ecc. A volte il bassismo si rivela con un dolciastro sentore mistico, appena avvertibile, (tipo tomba di padrepio), altre volte, trasuda da ogni parola e dalla carta stessa come il sudore dalla pelle a cinquanta gradi sotto il sole. Comunque, nonostante le numerose varianti, le regole di base per imbastire correttamente un articolo “ elettoral-bassista” sono poche e facilmente assimilabili.
Prima, nominare il meno possibile la parola Partito, perché si presuppone che faccia schifo a una buona parte degli elettori di sinistra che sono uomini liberi a cui nessuno è capace di“ Mettere il cappello sulla testa”.
Seconda, usare il più possibile, anche a sproposito se rimane un po’ di spazio, la parola partecipazione, perché si presuppone che una buona parte degli elettori di sinistra sia interessato a partecipare; a cosa e come non è sempre chiaro…. Ma alla politica naturalmente, cioè alle decisioni
che prendono gli eletti per governare, ma ci siamo persi il come per la strada. Una parole chiave del bassismo che però, finito ingloriosamente il movimento no- global, non è più tanto di moda è la “Democrazia partecipata” che più ridicola non si poteva inventare, visto che se è Democrazia deve essere per forza partecipata.
Terza, non usare mai un solo sostantivo per indicare gli elettori potenzialmente di sinistra. Mai e poi mai “le masse” perché è offensivo del libero pensiero; peggio ancora “ La classe” perché si presuppone che tutti abbiano letto “Impero” di Toni Negri, per cui al posto delle classi c’è la moltitudine atomizzata. “Operai” ci può anche stare, ma con prudenza e solo se sminuita mettendola insieme ad altre figure sociali evidentemente più significative per il pensiero “Bassista”.
Queste vanno precisate tutte: uomini e donne senza partito (notare l’enfasi su: senza partito), partiti (notare la malafede nell’associare soggetti che agiscono su piani diversi), gruppi ( Di che e di che cosa?), associazioni (Non c’è associazione che non sia legata, più o meno, ad un partito), lavoratori ( Allora i precedenti sono tutti, disoccupati, nullafacenti o intellettuali di professione?), movimenti ( Elemento magico finale tipo: sim-salabim ).
Quarta ed ultima regola, infarcire il tutto di belle parole: anticapitalismo, pace, ecologico, qualità della vita, democrazia, partecipazione (arieccole), condivisione, ecc.ecc . ed evitare accuratamente di specificare, se e con chi si andrà al governo (se le elezioni andranno bene ) e a fare che cosa ( il programma ).
Comunismo no, è una parolaccia svalutata che mal si accorda con un linguaggio all’altezza dei tempi e chissà perché i suddetti quotidiani continuano a tenerla sulla testata.
Aggiornatevi compagni !
…..Ah non dimentichiamoci il finale; trascorse le elezioni il ”bassismo” scompare nei meandri del pensiero politico di nicchia, in attesa di risorgere come la Fenice alla prossima campagna elettorale, più logoro e ininfluente che prima.