Nazionalizzazioni? Sì, ma quelle vere. E senza indennizzi
il manifesto 7 marzo
IL CASO Il trozkista Ferrando:
Aziende e banche ai lavoratori, io l’avevo detto, vedrete che risparmio
«Nazionalizzazioni? Sì, ma quelle vere. E senza indennizzi
«Hanno sdoganato il termine ‘nazionalizzazioni’? Bene. Allora facciamole sul serio. Non le regalìe alla Tremonti, o in grande alla Obama. Nazionalizziamo la proprietà delle banche in crisi, ma sotto il controllo dei lavoratori e senza indennizzi ai proprietari, che sarebbero ridicoli, con tutti i soldi che si sono presi fin qui». Che la crisi, qualunque crisi, si affronti con massicce dosi di socialismo, Marco Ferrando, leader trozkista del Pcl, l’ha sempre detto. Ora che di ‘nazionalizzazioni’ parlano un po’ tutti e molto a sproposito, rilancia: con una campagna per le nazionalizzazioni, che ha già il sì di cento delegati operai, dalla Cub Alitalia alla Sdl della Fiat di Cassino, ma anche di dirigenti Fiom, Cgil e Rdb.
Ferrando, una provocazione?
Neanche un po’. Una soluzione seria, certo più seria di mantenere ai vertici delle aziende e delle banche i manager e i piani che le hanno mandate alla malora. E non mi si dica che è una proposta radicale o ideologica: radicali sono i licenziamenti e la valanga che abbatte sui lavoratori, ideologica è la scelta delle classi dominanti di nazionalizzare perdite e debiti.
Scusi, ci riprovo: le sembra una proposta realista?
Scusi, ho il senso della realtà e quello del ridicolo, non è che lancio la proposta a Berlusconi. La lancio fra i lavoratori, che sono realisti sempre, soprattutto quando ricevono le lettere di licenziamento. E, com’è successo in Francia, ora dicono ‘licenziamo chi ci ci licenzia’. Realisticamente, Lenin diceva: le riforme sono un sottoprodotto della lotta rivoluzionaria. Com’è successo nelle grandi stagioni di lotta, se c’è una speranza di ottenere qualcosa è quando i padroni rischiano di perdere tutto.
Però proprio grazie alle ‘finte’ nazionalizzazioni che tappano buchi e evitano catastrofi, non sembra che siamo in una fase in cui gli imprenditori rischiano di perdere tutto.
Per favore evitiamo le caricature: noi andiamo fabbrica per fabbrica, banca per banca. Nelle nostre piattaforme ci sono le rivendicazioni che i lavoratori decidono in ciascuna lotta. Ma come diceva il manifesto dei comunisti, non nascondiamo i nostri obiettivi. Questa nostra proposta libera enormi risorse e le dirotta nella difesa del lavoro. Mille euro di indennità, assunzione per i precari: altro che il miniassegno di Franceschini.
Fra i leader della sinistra qualcuno è d’accordo?
Ci rivolgiamo a tutte le organizzazioni dei lavoratori, e anche a tutte le sinistre: uniamo le forze per una battaglia anticapitalista a difesa del lavoro. Poi se penso a Vendola, o a Ferrero, mi chiedo come fanno a aderire: hanno partecipato alle enormità di un governo organico alle banche. E ora, anziché fare un il bilancio delle responsabilità contro i lavoratori, continuano imperterriti a preservare le collocazioni di governo, persino nelle situazioni più impresentabili . Neanche la disfatta riesce a riformarli. Né il fatto che il Pd nel frattempo li vuole distruggere.